venerdì 7 agosto 2009

L'orrore della realtà

Saggia scelta quella di mettere "Una Tomba per le Lucciole" dopo i corti del periodo di guerra, è sempre interessante accostare le opere di propaganda con quelle venute in seguito dopo l'elaborazione dei fatti. Il lungometraggio è il piu' triste e disperato fatto da Takahata e venne poco pubblicizzato in Giappone quando usci' a causa della crudezza di alcune scene, salvo restando che ebbe un gran successo.

Uscito nel 1988, lo stesso anno di "Il Mio Vicino Totoro", è una storia senza speranza e fortemente antimilitirasta. Nel 1945 Kobe viene bombardata con bombe incendiarie dagli americani e il piccolo Seita con la sorellina Setsuko sono costretti a fuggire di casa, lasciando indietro la madre.

Spenti i roghi nella città, Seita trova la madre ricoverata nella scuola con ustioni su tutto il corpo e la assiste fino alla morte. Tornato dalla sorella, a cui tace la sorte della madre, Seita si trova a doversi occupare della bambina. Dopo un primo momento passato da una zia, devota alla causa imperiale, i due saranno costretti ad arrangiarsi con le proprie forze.

Come ha detto oggi Takahata, l'animazione giapponese è caratterizzata da una spinta ad affrontare la vita con coraggio per poter realizzare i propri sogni, è bello che sia lui a sottolinearlo perchè spesso, nonostante i suoi personaggi si impegnino con tutto loro stessi, alla fine, non ci riescono. Cosi' va a finire Pom Poko, dove alla fine Shoukiji e gli altri tanuki (tassi giapponesi) sono costretti ad arrendersi ed andare a vivere tra gli uomini, lo stesso vale per i due bambini di questo anime. Alla fine Seita sarà costretto a cremare la sorellina, morta per denutrizione e anche lui terminerà la sua vita in una stazione, per terra, di fronte all'indifferenza generale.

Il dramma della guerra viene espresso in tutta la sua crudeltà, come altre opere fondamentali dell'anti militarismo giapponese (ad esempio il manga "Gen di Hiroshima", che racconta l'esperienza della bomba da parte di un testimone diretto e di cui a Locarno verrà proiettata la versione animata il 14 agosto). Il pregio di narrazioni come questa, come puo' essere il Maus di Spiegelman, hanno una forza di impatto maggiore data dalla narrazione asciutta della realtà, ben piu' aggressiva e aderente di qualsiasi racconto fantastico.

Animazione giapponese del periodo di guerra


E pure oggi sono riuscito a saltare delle proiezioni!
La conferenza con Ocelot e Takahata non mi ha permesso di vedere una rassegna di corti del primo periodo di produzione (1917/48) ma in compenso mi sono visto quella dopo, tutti corti fra il 1940/50.

Madame Butterfly's Fantasy, 1940 di Tobiishi Nakaya e Arai Kazugoro
.........non l'ho visto, sono arrivato in ritardo -_-'

Arichan the Ant, 1941 di Seo Mitsuyo.
Anche questo come i corti di ieri molto Disney in quanto a stile e a trama. Ari la piccola formica ruba un violino ad una grilla (il femminile in questi casi è sempre un problema!) per poi pentirsene e restituirlo.

Mabo Fights Hard in the South Seas, 1942 di Chiba Yoji.
Questo e quello successivo sono esattamente quello che mi aspettavo dall'animazione del periodo di guerra: smaccata propaganda tesa a mitigare la realtà della guerra per il pubblico.
In questo corto Mabo, un prode bambino, veleggia su di una nave che sfoggia sull'albero maestro Hinomaru (la bandiera giapponese). I marinai che lo accompagnano sono tutti animali e, sbarcati su di un isola a seguito di un temporale, scoprono che questa è controllata da militari americani che ne hanno assoggettato la popolazione. Grazie alla propria astuzia Mabo scaccia i diavoli bianchi e diventa amico degli indigeni del luogo.
Questo è un lampante esempio di come il Giappone giustificava, al proprio interno, l'espansione coloniale e l'uso della guerra verso le vicine popolazioni asiatiche: la guerra di liberazione dal giogo imperialista occidentale in Asia.
Da sottolineare la scena in cui i coccodrilli si rifiutano di mangiare gli americani perchè puzzano.

Fukuchan's Submarine, 1944 di Yokoyama Ryuichi.
Questo è il vero capolavoloro di retorica militare. La storia è quella di un sommergibile, l'"Ichi" (numero 1), che va a caccia di una grande portaerei americana, la n.13.
Dopo una lunga parte in cui l'Ichi colleziona numerosi successi, affondando una dopo l'altra le navi statunitensi, si arriva alla resa dei conti ma la n.13 danneggia seriamente il sommergibile che è costretto a fuggire. Riparato il mezzo, l'equipaggio si ributta alla ricerca del nemico, lo trova e lo affonda in men che non si dica, la bandiera americane giace strappata in fondo al mare mentre Hinomaru garrisce al vento col monte Fuji sullo sfondo.
Tra momenti ameni in cui i marinai prendono coi retini i pesci volanti e l'assenza totale di rischio per i soldati, questo cartone puo' essere un esempio lampante di cio' che sosteneva Ocelot (vedere post: http://cronachedalmondomanga.blogspot.com/2009/08/pardo-speciale-takahata.html). Mentre la violenza nell'animazione dagli anni '60 ad oggi è, mediamente, motivata, ma soprattutto una scelta ponderata e sofferta, in questo caso invece il dramma della guerra viene trattato come una scampagnata allegra fra amici. Ovvio che i tempi erano altri, ma penso comunque che meritasse una riflessione.

A Magic Pen, 1946 di Kumakawa Masao.
La guerra è finita, il Giappone l'ha persa ed è il momento di dimenticare rapidamente.
In questo anime un bambino trova una bambola per terra, la mette a posto e lei si anima, ma non solo, la bambola possiede una penna magica che permette di materializzare cio' che disegna. Il bambino si fa cosi' una villa di lusso in stile occidentale e inizia ad andare in giro per la città con la sua ragazza di pezza, costruendo edifici avveniristici, peccato che alla fine sia stato tutto un sogno.
Anche questo corto è estremamente significativo del periodo storico. La voglia di benessere e la ricerca di spazi di evasione è fortissima. Soprattutto è precursore di un genere che oggi ha un grande successo, quello di cartoni e film dove un ragazzo impacciato incontra una ragazza bellissima, che ci prova e che ha o conferisce poteri che permettono al ragazzo di cambiare una vita insoddisfacente.

Gulliver's Great activities, 1950 di Ozawa Shigeyuki e Kuroda Tokio.
Già il titolo fa scompisciare, come se fosse "I Grandi Sbatta di Gulliver". In realtà non è molto interessante, sono 9' in cui è riassunta una parte delle avventure di Gulliver a Lilliput. Niente di piu'.

Pardo speciale a Takahata

L'animazione giapponese, in particolare lo studio Ghibli, sta' riscuotendo ormai un successo internazionale. Dopo il nonnino Miyazaki, premiato con l'Orso d'oro a Berlino e l'Academy Award di L.A., anche il suo senpai (in quanto di sei anni piu' vecchio) ha avuto ieri il suo riconoscimento ufficiale. A sorpresa, anche per la stampa che è stata informata da una mail verso le 4 del pomeriggio, è stato deciso di consegnare al regista un pardo speciale. Con la flemma e la tranquillità che lo fa sembrare un qualsiasi salaryman giapponese, il maestro ha ritirato il premio, consegnatogli dalle mani di Michel Ocelot, stimato collega.

Stamattina, infatti, Takahata e Ocelot si sono cimentati in dialogo a due, incalzati dalle puntuali domande di Carlo Chatrian, sul mestiere che condividono. I due poli geografici si sono incontrati, dimostrandosi profondo rispetto e grande interesse (da tempo Takahata, Miyazaki e Ocelot nutrono una forte ammirazione reciproca) in uno scambio di punti di vista diversi ma tesi a completarsi reciprocamente. Da un simile punto di vista sull'audience, Takhata fa film per i bambini ma che poi vengono visti in maggioranza da adulti e Ocelot che punta agli adulti per spiazzarli, cosa che coi bambini non riesce, visto che per loro è comunque tutto nuovo; ad una comune visione sul valore della tradizione nei loro film, non tanto come elemento nostalgico ma in quanto valore culturale. ancora hanno spaziato sul tema dell'umorismo, da una parte il regista francese si chiede perchè non ridere in mondo che puo' essere cosi' orribile, mentre quello nipponico spiega come divertire il pubblico mantenendo una certa distanza fra esso e l'eroe (anche se Takahata ammette che in patria non sempre funziona questo espediente).

L'ultima domanda ha riguardato il tema della violenza e, mentre Takahata non trova molto da dire a riguardo e fondamentalmente mantiene un giudizio neutrale, Ocelot rivela una forte coscienza critica (e su questo vediamo una tipica distanza culturale oriente/occidente). Il regista francofono attribuisce una forte responsabilità a chi fa animazione, soprattutto in quanto recepita da un pubblico fondamentalmente in formazione, ci si chiede se mai il povero Ken riuscirà a sbarazzarsi delle etichette che da 25 anni lo vedono al centro di questo dibattito.




Infine ai due è stato chiesto dei loro progetti futuri.
Takahata sta lavorando ad un anime sulla famosa novella giapponese "Storia di un taglia bambu" (Taketori Monogatari), di cui c'è un piccolo riferimento ne "I miei vicini gli Yamada", quando i genitori trovano la fglia dentro ad un bambu luminoso (sempre per dire che la tradizione è sempre presente). Ocelot invece, vorrebbe continuare con piccole storie "a volte una canzonetta puo' essere piu' importante di un opera" e poi un film barocco per un pubblico adulto ed un film per tutti.
E' bello vedere che i due attempati cartoonist (uno di 73 e l'altro di 65 anni) abbiano ancora tutta questa vitalità e voglia di regalarci nuovi mondi da immaginare.